mercoledì 29 aprile 2009

Si può cambiare idea?

In un post precedente mi interrogavo sull'opportunità di mettere o meno un link a miei posts qualora li citassi in un commento su blog di altri. Ero giunto alla conclusione che non mi sembrasse educato farlo in quanto mi sentivo come uno che, invitato a cena in casa d'altri, proponesse ad un altro invitato di andarsene.

Ho cambiato idea. Non perché siano venute meno le ragioni di educazione, ma perché ho riflettuto sul fatto che non sia così assoluto il si o il no. Come in tutte le cose occorre valutare l'opportunità e l'utilità del link. In parole povere: se per seguire il discorso è necessario leggere la citazione penso che il link ci voglia, se è solo un modo per farsi pubblicità no.

Spero di riuscire sempre a distinguere le due cose. Se qualche volta non ci riuscirò me ne scuso fin da ora.

martedì 21 aprile 2009

Internet è un mondo?

Non sarà che attribuiamo la definizione di mondo a qualcosa che è possibile attraverso internet ma non è internet?
In fin dei conti la rete è solo un mezzo. Il vero mondo, ecosistema, social network o come lo vogliamo chiamare sono le persone che interagiscono tramite internet e non internet in sé.
Altrimenti dovremmo affermare che l'iPod è un grande musicista o una grande orchestra.

Ma se internet non è un nuovo mondo allora richiede veramente nuove regole di comportamento?

A mio avviso non necessariamente. Ritengo che nella grande maggioranza delle situazioni basti la comune educazione e i normali protocolli di convivenza civile che già esistono nelle relazioni interpersonali.

In un post precedente avevo già fatto un paragone tra il mio blog e la mia casa: il post equivale ad un invito a cena e i commentatori equivalgono ai commensali. Il menù lo sceglie il padrone di casa e gli invitati si comportano secondo la loro educazione, ben sapendo che è perfettamente nei poteri del padrone di casa allontanarli o non più invitarli qualora si comportino in modo disdicevole.

Quando mi chiedono se non pensi che l'avere un blog moderato sia una forma di censura, rispondo che, a mio avviso, il blog è come la propria casa (a differenza di forum e chat). Posso dare una festa e lasciare la porta aperta, ma ho anche il diritto di decidere, tra chi si presenta, chi fare entrare e chi no e di allontanarlo qualora, a mio avviso, si comporti in modo non consono. Anche perché pur essendo scritto nel disclaimer che la responsabilità del contenuto dei commenti è esclusivamente dei commentatori stessi, se durante la mia festa un invitato urla e sveglia la bimba del vicino questi se la prende con me e non con il mio invitato.
E ha ragione!

mercoledì 15 aprile 2009

Ambarabà cici coco

Ma qualcuno si è mai soffermato ad ascoltare cosa cantiamo ai nostri bimbi in fasce?
Ambarabà cici coco, tre civette sul comò che facevano all'amore con la figlia del dottore, il dottore si ammalò...
Ci credo che il dottore si è ammalato: già non è molto normale che uno tenga tre civette vive sul comò, ma scoprire pure che la figlia amoreggia con esse...

Altro esempio:
Ninna nanna, ninna oh, questa bimba a chi la do?
Fin qui niente di male, anche se la bimba potrebbe pensare "Perché mamma mi vuol dare via?"
Ma poi si comincia:
La darò alla Befana che la tiene una settimana.
La darò all'uomo nero che la tiene un anno intero.
La darò all’uomo bianco che le tiene finché è stanco.
La darò all’uomo rosso che la butta dentro al fosso.
Il crescendo terrorizzerebbe anche un adulto.

Per non parlare poi degli arditi accostamenti anatomici:
Fate la nanna coscine di pollo...
Pare di sentire la bimba che chiede con occhio umido: "Mamma, perché mi sono cresciute le cosce da pollo?"

Il bello è che, dopo averli terrorizzati con civette in calore, uomini neri e cosce di pollo, auguriamo loro:
sogni d'oro, amore mio
Per fortuna non sanno ancora imprecare...

mercoledì 8 aprile 2009

A mille ce n'è...

... nel mio cuore di fiabe da narrar...
Ricordate le fiabe sonore? Quelle con i 45 giri da inserire nel mangiadischi e le splendide illustrazioni da sfogliare?
Bene, scordatevele perché anche le favole, oggi, devono essere politically correct.

Tempo fa comprai per la bimba un libretto con la favola di cappuccetto rosso. Tutti la conosciamo vero? Falso.
Sappiate che nella versione di oggi il lupo non mangia né la nonna, che riconosciuto il pericolo si nasconde in un armadio, né cappuccetto rosso che al momento del "... è per mangiarti meglio" urla attirando l'attenzione di un taglialegna. Quest'ultimo, che prende il posto del cacciatore, non uccide il lupo ma lo fa scappare dalla finestra. Il lieto fine vede la nonna uscire dall'armadio e tutti e tre mangiare la torta della mamma di cappuccetto rosso.

E che dire de "I tre porcellini" tramutato in un trattato di sociologia in cui mettere a confronto la vita dissoluta del primo (casetta di canne), quella spensierata del secondo (casetta di legno) e quella impegnata del terzo (casetta di mattoni), con il lupo a fare la parte dell'ineluttabile destino (o della coscienza)?

Sarà, ma io preferisco gli originali con tutto il corredo di principi, principesse, fate, streghe, nanetti, orchi, cacciatori e lupi.
E, perché no, qualche invenzione personale come il mago Merlot che predice il futuro leggendo nel vetro di un fiasco di vino.

lunedì 6 aprile 2009

Il silenzio e la mano tesa

Mia moglie ha vissuto il terremoto dell'Irpinia.
Un mio lontano cugino quello del Friuli.
Oggi non servono parole ma il silenzio della disponibilità e il calore della generosità.