venerdì 2 ottobre 2009

Storage e backup

Chi ha una telecamera digitale, specie se HD, e la usa per ciò per cui è costruita, cioè filmare e non per fare il tecno-soprammobile, si trova presto nella situazione di avere gigabyte di dati da gestire. Poco male, direte, oggi si trovano hard disk da terabyte a prezzi irrisori e il problema non sussiste.

Ma siamo proprio sicuri?

Il punto non è avere lo spazio necessario a riversare ora il contenuto della videocamera ma la salvaguardia del girato a lungo termine: come far si che i nostri preziosi gigabyte contenenti quel momento unico e irripetibile che siamo riusciti miracolosamente a cogliere possano resistere al passare del tempo e rimanere fruibili?

Il problema presenta, a mio avviso, tre aspetti da considerare:
  • durata e affidabilità del supporto di memorizzazione
  • possibilità di delocalizzare una copia
  • accessibilità e fruibilità del contenuto
I primi due punti hanno a che fare con il supporto di storage mentre il terzo è più legato al software utilizzato per creare (e quindi rileggere) i contenuti.

I principali storage oggi disponibili sono: hard disk, CD/DVD/BluRay, nastro.
Considerando che gli hard disk esterni sono facilmente trasportabili, tutti e tre permettono di delocalizzare una copia. Ciò è molto importante: non ha senso avere master e backup nello stesso posto. Un eventuale incidente (un incendio o un allagamento, ad esempio, ma anche un furto) farebbe perdere entrambi.
Quanto alla durata occorre dire che i nastri è testato che si riescano a leggere anche dopo 40 anni reali (è recente un progetto che ha portato alla lettura dei nastri contenenti le immagini scattate alla luna dalle prime sonde inviate in orbita lunare). Dico reali perché i nastri esistevano 40 anni fa e oggi possiamo leggerli e fare una statistica di affidabilità nel tempo. Per CD/DVD/BluRay possiamo solo fare ipotesi basate sulle tecniche di invecchiamento accelerato. Quanto agli hard disk beh... non sono così sicuro che un hard disk fermo da 10 anni in una cassetta di sicurezza poi si riavvii senza problemi. Probabilmente si, ma è una periferica che è costruita per stare più accesa che spenta.

Inoltre non è da trascurare l'aspetto legato alla capienza di memorizzazione: il CD è oramai quasi inutilizzabile e il DVD può andare per telecamere non HD. Il BluRay è più capiente ma comunque ne occorrono 20 (considerando i double layer da 50GB) per fare il backup di un hard disk da 1 terabyte.
Sorprendentemente il vecchio caro nastro è ancora imbattuto per il backup: ad esempio l'unità HP Ultrium 1840 che uso ha cassette LTO-4 con capacità di 800 GB nativi (1.6 terabyte con compressione 2:1). Purtroppo costa caro: parliamo di cifre dell'ordine dei 3.000/4.000 EUR che non sono proprio da mercato consumer.

L'accessibilità e fruibilità del contenuto è, invece, una questione spesso sottovalutata. Non basta aver memorizzato il nostro file su di un supporto longevo, occorre anche che, passato del tempo, esista ancora il relativo lettore. Non serve a nulla avere dei CD perfetti se non ho più una unità in grado di leggerli. Inoltre, anche ammesso di avere supporto e unità di lettura compatibile con il sistema, non è detto che sia disponibile il software necessario a decodificare il file. Tra vent'anni ci sarà ancora il codec per i files generati dalla mia telecamera? E potrà girare sui computer che avremo?

In conclusione ho l'impressione che molti stiano generando con soddisfazione contenuti magari irripetibili senza considerare la loro volatilità e vulnerabilità.
Il problema del backup è sempre stato presente nel mondo lavorativo ma ora entra prepotentemente anche nella nostra vita di tutti i giorni. Una volta bastava un vecchio baule in cui mettere le nostre fotografie per poterle rivedere anche dopo cent'anni. Se qualcuno facesse oggi lo stesso con i CD delle sue foto digitali si troverebbe tra cent'anni con in mano dei pezzi di plastica forse perfettamente funzionanti ma anche perfettamente inutili.