venerdì 24 luglio 2009

Google non può fallire

Su internet si assiste sempre più spesso alla disponibilità di servizi di grande valore pressoché gratuiti e questo, a mio avviso, apre scenari interessanti i cui risvolti possono essere non così evidenti.
Vorrei condividere con voi alcune osservazioni sorte nell'ambito del mio lavoro e che sono proprie di un mondo ICT che non può prescindere dall'orizzonte temporale di accessibilità delle soluzioni scelte. Un mondo nel quale l'indisponibilità di un servizio si tramuta immediatamente in un costo reale.

Pensiamo, per fare un esempio, a Google: solo pochi anni fa per avere ciò che ci mette a disposizione Maps era necessario acquistare un software di navigazione con relative mappe (a pagamento) da aggiornare periodicamente (sempre a pagamento). Oggi basta andare sul sito e, gratis, possiamo costruirci un itinerario, vedere e stampare cartine personalizzate, addirittura condividerle direttamente con altri. Ho fatto un semplice esempio ma potrei continuare con Gmail, Google docs e molti altri servizi che rasentano e spesso implementano una forma di cloud computing più o meno spinta.
Nel momento in cui una azienda debba implementare nel proprio sistema informativo una funzionalità che è già disponibile via API su internet, si trova di fronte ad un bivio: scriverla da zero (o comprare il relativo software) o integrare il servizio in modalità "cloud" utilizzandolo direttamente o attraverso l'accesso alle relative API. E' evidente che quest'ultima sia la soluzione più rapida e meno costosa. Un esempio lo vediamo nella pletora di siti che, quando devono geolocalizzare un indirizzo, fanno apparire la mappa generata con le API di Google maps (per non parlare degli utilizzi nelle intranet).
Il punto è che se questa "scorciatoia", che spesso non è solo tale ma ha vantaggi notevoli anche in termini di funzionalità non reperibili nei software di mercato, viene diffusamente utilizzata allora diviene strategica. Per tornare al nostro esempio se tutti i servizi di geolocalizzazione dei sistemi informativi mondiali si basassero su Google maps cosa succederebbe se cessassero il servizio? E chi garantisce che ciò non possa accadere dato che non esiste un contratto e stiamo utilizzando una funzionalità gratuita, per quanto potente? (In realtà l'uso professionale delle API Google è a pagamento, ma vedremo come questo ritengo sia irrilevante sebbene implichi un contratto).

Lo scenario è paragonabile a quanto successe con il sistema GPS. Nato per scopi militari, era implementato in modo da riservare la massima precisione solo ai ricevitori in grado di decodificare l'errore che ne degradava i risultati. L'algoritmo era segreto e, di fatto, l'uso civile differiva da quello militare per la precisione del sistema. Il motivo era evidente: in caso di conflitto i nemici non avrebbero potuto usarlo con la stessa efficacia (in realtà non avrebbero potuto usarlo del tutto perché sarebbe stato introdotto un errore tale da renderlo inutile a chi non fosse alleato, e forse nemmeno a questi). Considerato che il GPS viene utilizzato anche per guidare missili e bombe intelligenti questo era un modo per rendere pubblico un servizio senza perdere il vantaggio strategico.
Nel 2000 l'amministrazione americana, sulla spinta degli utilizzatori che reputavano l'errore introdotto una barriera allo sviluppo di nuove applicazioni e strumenti (pensiamo ai navigatori satellitari per le auto, giusto per fare un esempio banale), decise di ridurre pressoché a zero l'errore introdotto, mantenendo però segreto l'algoritmo per eliminarlo. L'idea era: rendiamo possibile l'accesso civile alla massima precisione ma, in caso di guerra, possiamo sempre abbassarla per chi non abbia i nostri ricevitori. Purtroppo il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: la possibilità di avere ricevitori precisi al metro ha fatto si che si diffondessero al punto tale da renderli strategici per l'economia mondiale. Perché "strategici"? Vi faccio un semplice esempio: se domani decidessero di degradare la precisione del GPS civile a +/- 100 metri per motivi militari, tempo poche ore avremo navi schiantate sui moli dei porti, altre perse nell'oceano e flotte di camion che non sanno più dove andare. Sono solo i primi effetti che mi sono venuti in mente. Di fatto la degradazione del GPS non è più possibile (a meno di un conflitto globale) perché i suoi costi sarebbero troppo alti (anche in termini di vite umane).

A questo punto torniamo a Google: nel momento in cui i suoi servizi saranno integrati nei sistemi informativi di aziende, istituzioni, banche e chi più ne ha più ne metta, non sarebbe nemmeno pensabile l'idea che potesse cessare di esistere. Cosi come non sarebbe pensabile che smettesse di erogare tali servizi che non sono, badate bene, quelli legati alla funzione di motore di ricerca (che presenta, in qualche modo, alternative di mercato).

Di fatto Google non può fallire perché, nel caso avesse difficoltà finanziarie, dovrà intervenire giocoforza qualcuno (stato) a tenerla in piedi. Nel caso volesse aumentare il prezzo (o introdurlo) da pagare per l'utilizzo delle sue API, potrebbe farlo.

Ritengo una grande lezione per tutti il fatto che la posizione di forza che Google si è conquistata e che la mette al sicuro si fondi sulla distribuzione pressoché gratuita di servizi. Così facendo li ha resi indispensabili e ha creato una barriera economica alla loro sotituzione che la pone nella condizione di poter, oggi, stabilire il prezzo, anche, e soprattutto, nel caso in cui dovesse trovarsi in cattive acque.

2 commenti:

  1. @Anonimo
    Il punto non è che i servizi di Google abbiano o meno una versione Open Source più o meno libera e slegata da bigG quanto il fatto che, una volta usati, si sia creata una barriera economica alla loro sostituzione. Chi ha usato Google Maps e lo ha integrato nel proprio sistema informativo conosce il costo necessario a passare a qualcosa d'altro. Costo che esiste anche quando il qualcosa d'altro sia gratuito.

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