lunedì 2 marzo 2009

Informazione push vs informazione pop

In un precedente post avevo detto che avremmo parlato ancora di informazione push vs informazione pop.

Per chiarire cosa intendo per push e pop vi faccio un esempio musicale. Supponiamo che mi venga voglia di ascoltare "Perfect day" di Lou Reed.
Posso accendere la radio, ascoltare e, se sono fortunato, potrebbero trasmetterla. Questa è informazione push: ho una esigenza, forse posso soddisfarla ma non so quando e, nel frattempo, devo sorbirmi un mare di altre informazioni di cui non so cosa farmene. Certo, posso cambiare radio se non mi piace ciò che ascolto, ma passo comunque da una playlist ad un'altra e, perdipiù, rischio di perdere ciò che mi serve.
Se, al contrario, vado su iTunes, cerco Lou Reed e scarico "Perfect day" ho informazione pop. Ottengo ciò che mi serve, quando mi serve e solo quello.

La distinzione è, lo riconosco, essenzialmente basata su aspetti pratici. In realtà se su iTunes non ci fosse "Perfect day" o la radio ammettesse le richieste (o avesse pubblicato il suo palinsesto e questo mi permettesse di sapere la data e ora della messa in onda) i casi si scambierebbero.

Prima di internet l'informazione era essenzialmente push: documentarsi era difficile, costoso e terribilmente lungo (chi non ricorda le ricerche sui giornali microfilmati?). Inoltre richiedeva lo spostamento fisico (dovevi andare in biblioteca o dove risiedeva l'informazione cartacea). Non che non ci fosse la possibilità di una informazione pop, ma questa era riservata ai casi di stretta necessità. In generale si preferiva ricevere dall'esterno un qualcosa di già preconfezionato, il cui contenuto era però fuori dal nostro controllo. I periodici, le riviste, le rassegne stampa sono solo alcuni esempi. La parte pop di questo era la scelta della pubblicazione da comprare o cui abbonarsi.

Direte: anche oggi esistono le newsletters e i periodici on-line.
E' vero, ma il loro scopo è, a mio avviso, mutato. Essi rappresentano una fonte di conoscenza che consultiamo perché esula dal nostro quotidiano ma che non utilizziamo più per le nostre esigenze informative.
Forse sono stato un po' contorto e ricorro ad un esempio: se su una rivista pubblicassero la tabella periodica degli elementi, ai tempi dell'informazione push l'avrei ritagliata e messa da parte perché, se mi fosse servito il peso atomico del bismuto, ne avrei avuto bisogno. Nel tempo di internet non la considererei nemmeno poiché le informazioni che contiene le troverei in un istante anche senza di essa.

Ma, allora, nel mondo di oggi c'é spazio ancora per entrambi i tipi di informazione? A mio avviso, certamente si e mi piace pensare che l'informazione pop sia lo strumento e l'informazione push il piacere. Con il pop otteniamo ciò che ci serve, con il push ciò che non conosciamo.

Personalmente amo ancora sedermi davanti alla televisione e non sapere cosa trasmetteranno. I più bei film o documentari che ricordo sono proprio quelli di cui non avevo mai sentito parlare e che in una televisione on demand non avrei mai cercato.

2 commenti:

  1. Io le chiamo tradizionalmente push e pull. Nell'esempio dei quotidiani il pull è l'utilizzo di un aggregatore (es: Google reader, io preferisco NetNews Wire), il push sono gli alert che mi manda il NYT, meno invasivi della newsletter

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  2. @Antonio

    Il motivo per cui la chiamo "pop" e non "pull" è che mi riferisco a informazione più specifica di quanto già un aggregatore faccia. Quello che intendo con pop è trovare una risposta ad una domanda specifica e non il limitare il campo.
    In questi termini vedo il "pop" come strumento.

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