domenica 22 marzo 2009

La data di scadenza

Spesso ci si dimentica che un'informazione, per essere tale, deve essere contestualizzata temporalmente. In altre parole, ha una data di scadenza dopo la quale, in quel contesto, non è più informazione.

Mi spiego con un esempio: una quotazione di borsa vecchia di un'ora, a mercati aperti, non è più informazione, ma storia. Il fatto che sia scaduta ha cambiato il contesto in cui quel dato assume il carattere di informazione, passando da quotazioni attuali (dove non ha più valore) a quotazioni storiche.
Ovviamente questo non significa che l'informazione, una volta scaduta, sparisca ma solo che, nel tempo, cambia il contesto in cui essa assume valore, fino al contesto limite di assolutamente inutile. Altrettanto ovvio è che il processo sia reversibile: un dato assolutamente inutile può tornare ad essere utile.

Parlando di diritto all'oblio in rete avevo già sottolineato l'importanza di contestualizzare temporalmente le informazioni che vengono pubblicate per permettere a chi le legga di avere un'idea della loro età. Purtroppo non sempre questo viene fatto con conseguenze, a mio avviso, pericolose. Fate caso a quante pagine siano ricche di links alle fonti ma non contengano una data di pubblicazione.

Se vendo un formaggio devo mettere un'etichetta su cui siano indicati il mio nome e gli ingredienti (attendibilità e fonti) ma devo anche mettere la data di produzione e quella di scadenza.
Perché se pubblico una notizia no?

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