Su internet si assiste sempre più spesso alla disponibilità di servizi
di grande valore pressoché gratuiti e questo, a mio avviso, apre
scenari interessanti i cui risvolti possono essere non così
evidenti.
Vorrei condividere con voi alcune osservazioni sorte nell'ambito del
mio lavoro e che sono proprie di un mondo ICT che non può prescindere
dall'orizzonte temporale di accessibilità delle soluzioni scelte. Un mondo
nel quale l'indisponibilità di un servizio si tramuta immediatamente in
un costo reale.
Pensiamo, per fare un esempio, a Google: solo pochi anni fa per
avere ciò che ci mette a disposizione Maps era necessario acquistare
un software di navigazione con relative mappe (a pagamento) da
aggiornare periodicamente (sempre a pagamento). Oggi basta andare sul sito
e, gratis, possiamo costruirci un itinerario, vedere e stampare cartine
personalizzate, addirittura condividerle direttamente con altri.
Ho fatto un semplice esempio ma potrei continuare con Gmail, Google docs
e molti altri servizi che rasentano e spesso implementano una forma di
cloud computing più o meno spinta.
Nel momento in cui una azienda debba implementare nel
proprio sistema informativo una funzionalità che è già disponibile via
API su internet, si trova di fronte ad un bivio: scriverla da zero (o comprare il
relativo software) o integrare il servizio in modalità "cloud" utilizzandolo
direttamente o attraverso l'accesso alle relative API. E' evidente che
quest'ultima sia la soluzione più rapida e meno costosa. Un esempio lo
vediamo nella pletora di siti che, quando devono geolocalizzare un indirizzo,
fanno apparire la mappa generata con le API di Google maps (per non parlare
degli utilizzi nelle intranet).
Il punto è che se questa "scorciatoia", che spesso non è solo tale ma ha
vantaggi notevoli anche in termini di funzionalità non reperibili nei
software di mercato, viene diffusamente utilizzata allora diviene strategica.
Per tornare al nostro esempio se tutti i servizi di geolocalizzazione dei
sistemi informativi mondiali si basassero su Google maps cosa succederebbe
se cessassero il servizio? E chi garantisce che ciò non possa accadere dato
che non esiste un contratto e stiamo utilizzando una funzionalità gratuita,
per quanto potente? (In realtà l'uso professionale delle API Google è a
pagamento, ma vedremo come questo ritengo sia irrilevante sebbene implichi
un contratto).
Lo scenario è paragonabile a quanto successe con il sistema GPS.
Nato per scopi militari, era implementato in modo da riservare la massima
precisione solo ai ricevitori in grado di decodificare l'errore che ne
degradava i risultati. L'algoritmo era segreto e, di fatto, l'uso civile
differiva da quello militare per la precisione del sistema. Il motivo era
evidente: in caso di conflitto i nemici non avrebbero potuto usarlo
con la stessa efficacia (in realtà non avrebbero potuto usarlo del tutto
perché sarebbe stato introdotto un errore tale da renderlo inutile a chi
non fosse alleato, e forse nemmeno a questi).
Considerato che il GPS viene utilizzato anche per guidare missili
e bombe intelligenti questo era un modo per rendere pubblico un servizio
senza perdere il vantaggio strategico.
Nel 2000 l'amministrazione americana, sulla spinta degli utilizzatori
che reputavano l'errore introdotto una barriera allo sviluppo di nuove
applicazioni e strumenti (pensiamo ai navigatori satellitari per le auto,
giusto per fare un esempio banale), decise di ridurre pressoché a zero
l'errore introdotto, mantenendo però segreto l'algoritmo per eliminarlo.
L'idea era: rendiamo possibile l'accesso civile alla massima precisione ma,
in caso di guerra, possiamo sempre abbassarla per chi non abbia i nostri
ricevitori. Purtroppo il diavolo fa le pentole ma non i coperchi: la possibilità
di avere ricevitori precisi al metro ha fatto si che si diffondessero al
punto tale da renderli strategici per l'economia mondiale. Perché "strategici"?
Vi faccio un semplice esempio: se domani decidessero di degradare la precisione
del GPS civile a +/- 100 metri per motivi militari, tempo poche ore avremo navi
schiantate sui moli dei porti, altre perse nell'oceano e flotte di camion che
non sanno più dove andare. Sono solo i primi effetti che mi sono venuti in mente.
Di fatto la degradazione del GPS non è più possibile (a meno di un conflitto
globale) perché i suoi costi sarebbero troppo alti (anche in termini di vite
umane).
A questo punto torniamo a Google: nel momento in cui i suoi servizi saranno
integrati nei sistemi informativi di aziende, istituzioni, banche e chi più
ne ha più ne metta, non sarebbe nemmeno pensabile l'idea che potesse
cessare di esistere. Cosi come non sarebbe pensabile che smettesse di erogare
tali servizi che non sono, badate bene, quelli legati alla funzione di motore
di ricerca (che presenta, in qualche modo, alternative di mercato).
Di fatto Google non può fallire perché, nel caso avesse difficoltà finanziarie,
dovrà intervenire giocoforza qualcuno (stato) a tenerla in piedi. Nel caso
volesse aumentare il prezzo (o introdurlo) da pagare per l'utilizzo delle
sue API, potrebbe farlo.
Ritengo una grande lezione per tutti il fatto che la posizione di forza che
Google si è conquistata e che la mette al sicuro si fondi sulla distribuzione
pressoché gratuita di servizi. Così facendo li ha resi indispensabili e ha
creato una barriera economica alla loro sotituzione che la pone nella condizione
di poter, oggi, stabilire il prezzo, anche, e soprattutto, nel caso in cui
dovesse trovarsi in cattive acque.
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Ma OpenStreetMap?
RispondiElimina@Anonimo
RispondiEliminaIl punto non è che i servizi di Google abbiano o meno una versione Open Source più o meno libera e slegata da bigG quanto il fatto che, una volta usati, si sia creata una barriera economica alla loro sostituzione. Chi ha usato Google Maps e lo ha integrato nel proprio sistema informativo conosce il costo necessario a passare a qualcosa d'altro. Costo che esiste anche quando il qualcosa d'altro sia gratuito.