mercoledì 27 maggio 2009

Percepita da chi?

Da qualche tempo va di moda indicare le grandezze fisiche con unità di misura quantomeno bizzarre.
E' il caso della temperatura: vengono indicati i gradi percepiti.
Ma percepiti da chi? Io a 28 gradi percepisco caldo (schiatto) mia moglie a 32 percepisce freddo (mi chiude la finestra).
Intendiamoci è evidente che fattori indipendenti dai meri gradi centigradi influenzino le nostre sensazioni e anche il mio bisnonno sapeva che 5 gradi con il vento sono più freddi di 5 gradi senza o che l'umidità aumenta il disagio del caldo.
Il punto è che le unità di misura sono e devono essere, per loro natura, oggettive. Aggiungere subdolamente una frazione soggettiva rende impossibile qualunque confronto e, a mio avviso, sembra servire solo ad aumentare l'impatto della notizia.

venerdì 22 maggio 2009

A piccoli passi

Ieri sera la bimba ha voluto andare a letto da sola.
Come suo solito lo ha comunicato in modo semplice e diretto, senza i giri di parole che un adulto avrebbe usato per giustificare ciò che, di fatto, è un passaggio naturale e scontato e quindi non deve essere giustificato.
lei:   Vado a letto da sola.
io:    Vuoi che ti racconti una fiaba?
lei:   No, vado a letto da sola.
La piccola cresce e lo fa con la sfrontatezza di metterci di fronte al passare inesorabile del tempo. Forse è meglio così: ci costringe a renderci conto che i giorni passano e ognuno di essi è e deve essere diverso e vissuto fino in fondo.

Ma che magone...

giovedì 21 maggio 2009

Ciò che fa la differenza

Spesso sono le piccole cose che fanno la differenza e, generalmente, sono quelle a cui si pensa meno o che non notiamo.

Riflettevo su questa incongruenza ripensando ad un viaggio di alcuni anni fa a Norimberga in occasione del mercatino di Natale. Usciti dal ristorante a tarda sera ci incamminammo per le vie della città per tornare in albergo. Norimberga era deserta come solo le città tedesche sanno essere dopo una certa ora. Nevicava e la coltre bianca ovattava i suoni. C'era tanto silenzio da sentire i fiocchi di neve depositarsi al suolo. Ad un tratto il suono di un violino solitario ruppe il silenzio e lo fece con la discrezione che solo un musicista attento a non rovinare un momento sa avere.
Ci fermammo incantati perché tutto intorno a noi divenne diverso.
Grazie alla musica, a quelle poche note emesse con maestria la nostra percezione di ciò che ci circondava cambiò radicalmente. Eppure era la stessa via, gli stessi monumenti, gli stessi spazi.
Spesso dimentichiamo che la realtà assoluta non esiste. Noi percepiamo ciò che ci circonda attraverso tutti i sensi e non solo alcuni di essi. Basta poco per cambiare una cosa brutta in una bella e spesso non ha nulla a che fare con l'oggetto in sé.
Penso che sia uno spunto di riflessione per chi preparerà gli spazi e gli eventi per l'Expo 2015.

P.S. il violinista di Norimberga era un artista di strada che, rifugiatosi nell'androne di un portone, si era messo a suonare. Non lo dimenticherò mai.

mercoledì 13 maggio 2009

Expo Milano 2015

In questi giorni si parla dell'ennesimo intoppo dovuto alla mancanza di una sede. Mi chiedo: è proprio necessario che questa sia in un vecchio, ancorché storico e prestigioso, palazzo del centro? L'effervescenza di Milano e l'inventiva italiana non meriterebbero qualcosa di più?

I have a dream...

Sogno un immenso open space dove le migliori menti (architetti, urbanisti, artisti, intellettuali, pubblicitari,...) possano partorire ogni idea venga loro in mente. Uno spazio aperto a tutto il mondo attraverso la potenza della rete in modo che, virtualmente ma fattivamente, chiunque possa partecipare a questo processo creativo.
Le idee passano all'area dedicata a farne uno studio di fattibilità di massima. Quelle giudicate fattibili vanno alla progettazione e da qui all'area esecutiva (chi fa cosa, quando e in che tempi).
Un area di controllo sovraintende al rispetto delle regole che ogni area deve avere (in particolare quella esecutiva) sia nei confronti di se stessa che delle altre. Il tutto sotto l'ombrello di un area di coordinamento che garantisce la fluidità dei flussi tra aree e derime le vertenze tra esse con potere esecutivo assoluto in ogni campo (si sa chi comanda ed esiste uno che può avere l'ultima parola per definizione e senza lungaggini).
Questo spazio lo sogno in un ex capannone industriale, magari old style ma dotato, a contrasto, della migliore tecnologia disponibile. Immagino simulazioni 3D delle proposte architettoniche, la stampa dei prototipi di comunicazioni, manifesti, brochure, la possibilità di generare mock up reali degli oggetti ideati a corredo e un feedback immediato in rete affinché si possa avere un riscontro del lavoro.

E' un sogno, ma perché non può essere vero?

Si potrebbe rispondere, come sempre, "la politica" e sarebbe facile ma oltre a questa ho paura che ci sia dell'altro.
Il mio sogno necessita di due condizioni per la sua realizzabilità: l'umiltà di tutti nell'accettare le idee e, soprattutto, il giudizio degli altri (che si traduce nel più conciso "andare d'accordo") e l'accettazione di una entità che abbia, insindacabilmente, l'ultima parola senza storie ("se la cosa va per le lunghe e non vi decidete, decido io").

Ritengo l'impossibilità di veder implementate queste due condizioni come il problema maggiore dell'Italia di oggi e l'ostacolo più forte ad ogni sviluppo.
Forse più della politica che, di fatto, ne è il riflesso.

domenica 10 maggio 2009

Il francobollo e lo spam

In un interessante post sul suo blog Roberto Dadda riporta il bizzarro consiglio di Umberto Eco agli spammati: rispondere allo spammer con una mail contenente la Divina Commedia.

Penso che chiunque abbia un po' di conoscenza in materia o, mi verrebbe da dire, un po' di buon senso (non me ne voglia Eco) capisca da sé che questa strategia è perdente: lo spammer non viene intaccato dagli allegati mentre viene favorito dal fatto di aver confermato l'esistenza di un indirizzo magari inventato.

Non voglio dilungarmi sul concetto di spam: personalmente ritengo che non sia nulla di nuovo (era possibile sia con la posta che con il telefono che con il fax) ma solo il risultato di aver messo nelle mani dell'umanità un mezzo di comunicazione che, per la prima volta, non prevede un pagamento da parte di chi trasmette. Come dico spesso se dai corda ad un essere umano la usa per impiccarsi.

Quello su cui vorrei riflettere è: cosa si può fare per ridurre il fenomeno in attesa che l'educazione al corretto uso del mezzo lo faccia scemare di suo (speranza di un inguaribile ottimista)?

Il punto è che pressoché tutte le strategie lavorano sul punto di arrivo. I filtri antispam sfoltiscono le mail ma lasciano il dubbio dei falsi positivi, al punto che, spesso, si dirotta lo spam in una box da controllare periodicamente e perdendo il vantaggio del filtro. Le black list di indirizzi ip devono essere costantemente aggiornate e sono, per definizione, sempre un passo indietro rispetto agli spammers (banalmente si mette in black list un ip dopo che da quell'indirizzo è stato fatto spam).
Di fatto questi strumenti assomigliano alle protezioni hardware dei software che andavano in voga un po' di anni fa: danno problemi a chi si comporta lecitamente e non frenano chi è malintenzionato.
Chi, come me, gestisce l'infrastruttura ICT internamente sa quale incubo è veder finire, per errore, uno dei propri indirizzi in una black list.

E se pensassimo ad una strategia sul punto di partenza?

Sempre nel suo post Roberto Dadda rilancia un'idea che anche io da tempo sostengo ma che avevo smesso di enunciare perché ero stanco delle contumelie che mi attirava: l'unico modo che intravedo per agire sulla fonte è di rendere costoso l'invio dello spam. Questo non implica necessariamente rendere costoso l'invio di una mail, ma di un milione si.
L'idea di un "francobollo" virtuale di basso valore lascerebbe inalterata l'economicità del mezzo ma renderebbe oneroso un tentativo di contatto basato sul concetto che se mando un messaggio ad un milione di persone e ci casca solo l'uno percento...

Gli aspetti tecnici della cosa possono essere complicati, sia in termini di chi e come incasserebbe l'obolo o di a chi andrebbero i proventi, ma ritengo che potrebbero essere facilmente superati impegnando una frazione dei milioni di euro che oggi il mondo perde a causa dello spam.

mercoledì 6 maggio 2009

La bocca della verità

Avere una bimba per casa costringe a fare i conti con ciò che ci circonda in modo nettamente diverso da quello a cui siamo abituati.

I suoi ragionamenti sono, a mio avviso, quanto di più genuino e obiettivo si possa trovare non risentendo delle influenze legate ad una vita di esperienze.
La piccola trae conclusioni basandosi quasi esclusivamente su ciò che vede e percepisce e questo fa si che le sue interpretazioni siano prive di quella tara, frutto della nostra cultura, che noi aggiungiamo falsando la semplice realtà.
Ci rilascia un prodotto netto che stentiamo a riconoscere e che ci sconcerta per la sua semplice, brillante e ferrea logica.

Il problema è quando chiede "perché papà?"

...perché ...perché, ehm ... già, perché?