mercoledì 13 maggio 2009

Expo Milano 2015

In questi giorni si parla dell'ennesimo intoppo dovuto alla mancanza di una sede. Mi chiedo: è proprio necessario che questa sia in un vecchio, ancorché storico e prestigioso, palazzo del centro? L'effervescenza di Milano e l'inventiva italiana non meriterebbero qualcosa di più?

I have a dream...

Sogno un immenso open space dove le migliori menti (architetti, urbanisti, artisti, intellettuali, pubblicitari,...) possano partorire ogni idea venga loro in mente. Uno spazio aperto a tutto il mondo attraverso la potenza della rete in modo che, virtualmente ma fattivamente, chiunque possa partecipare a questo processo creativo.
Le idee passano all'area dedicata a farne uno studio di fattibilità di massima. Quelle giudicate fattibili vanno alla progettazione e da qui all'area esecutiva (chi fa cosa, quando e in che tempi).
Un area di controllo sovraintende al rispetto delle regole che ogni area deve avere (in particolare quella esecutiva) sia nei confronti di se stessa che delle altre. Il tutto sotto l'ombrello di un area di coordinamento che garantisce la fluidità dei flussi tra aree e derime le vertenze tra esse con potere esecutivo assoluto in ogni campo (si sa chi comanda ed esiste uno che può avere l'ultima parola per definizione e senza lungaggini).
Questo spazio lo sogno in un ex capannone industriale, magari old style ma dotato, a contrasto, della migliore tecnologia disponibile. Immagino simulazioni 3D delle proposte architettoniche, la stampa dei prototipi di comunicazioni, manifesti, brochure, la possibilità di generare mock up reali degli oggetti ideati a corredo e un feedback immediato in rete affinché si possa avere un riscontro del lavoro.

E' un sogno, ma perché non può essere vero?

Si potrebbe rispondere, come sempre, "la politica" e sarebbe facile ma oltre a questa ho paura che ci sia dell'altro.
Il mio sogno necessita di due condizioni per la sua realizzabilità: l'umiltà di tutti nell'accettare le idee e, soprattutto, il giudizio degli altri (che si traduce nel più conciso "andare d'accordo") e l'accettazione di una entità che abbia, insindacabilmente, l'ultima parola senza storie ("se la cosa va per le lunghe e non vi decidete, decido io").

Ritengo l'impossibilità di veder implementate queste due condizioni come il problema maggiore dell'Italia di oggi e l'ostacolo più forte ad ogni sviluppo.
Forse più della politica che, di fatto, ne è il riflesso.

3 commenti:

  1. Non e' utopico questo scenario ... infatti la sede operativa non sara' Palazzo Reale. Secondo me non e' male avere la rappresentanza in centro, poi chi lavora puo' stare altrove ... ma il messaggio di Milano nel mondo e' dato dal Duomo e connessi, non da Quarto Oggiaro.
    E chi decidera' di investire in Expo (intendo dall'estero) si aspetta di avere la visione di Milano che conosce, e' una banale regola di marketing.
    Comunque assolutamente ridicola tutta la manfrina che hanno fatto, su questo non c'e' dubbio.

    Ciao
    mauro

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  2. @maurozz
    Forse non sono stato chiaro nel mio sogno: l'Expo deve vivere ed essere, come tu dici, nella Milano che il mondo si aspetta (Duomo, Brera, perché no, Via Montenapoleone...) e con una rappresentanza ovviamente in centro.
    Quello a cui mi riferivo era la location per il laboratorio in cui studiare tutto ciò che dovrà avvenire e che si dovrà fare perché avvenga.

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  3. Sono ancora in tempo per fare una scelta "di laboratorio" opportuna, vedremo ...

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