In questi giorni si parla dell'ennesimo intoppo dovuto alla mancanza
di una sede. Mi chiedo: è proprio necessario che questa sia in un
vecchio, ancorché storico e prestigioso, palazzo del centro?
L'effervescenza di Milano e l'inventiva italiana non meriterebbero
qualcosa di più?
I have a dream...
Sogno un immenso open space dove le migliori menti (architetti, urbanisti,
artisti, intellettuali, pubblicitari,...) possano partorire ogni idea
venga loro in mente. Uno spazio aperto a tutto il mondo attraverso la potenza
della rete in modo che, virtualmente ma fattivamente, chiunque possa partecipare
a questo processo creativo.
Le idee passano all'area dedicata a farne uno studio di fattibilità di massima.
Quelle giudicate fattibili vanno alla progettazione e da qui all'area esecutiva
(chi fa cosa, quando e in che tempi).
Un area di controllo sovraintende al rispetto delle regole che ogni area
deve avere (in particolare quella esecutiva) sia nei confronti di se stessa che
delle altre. Il tutto sotto l'ombrello di un area di coordinamento che garantisce
la fluidità dei flussi tra aree e derime le vertenze tra esse con potere esecutivo
assoluto in ogni campo (si sa chi comanda ed esiste uno che può avere l'ultima
parola per definizione e senza lungaggini).
Questo spazio lo sogno in un ex capannone industriale, magari old style ma
dotato, a contrasto, della migliore tecnologia disponibile. Immagino simulazioni
3D delle proposte architettoniche, la stampa dei prototipi di comunicazioni, manifesti,
brochure, la possibilità di generare mock up reali degli oggetti ideati a corredo
e un feedback immediato in rete affinché si possa avere un riscontro del lavoro.
E' un sogno, ma perché non può essere vero?
Si potrebbe rispondere, come sempre, "la politica" e sarebbe facile ma oltre
a questa ho paura che ci sia dell'altro.
Il mio sogno necessita di due condizioni per la sua realizzabilità: l'umiltà di tutti
nell'accettare le idee e, soprattutto, il giudizio degli altri (che si traduce nel più
conciso "andare d'accordo") e l'accettazione di una entità che abbia, insindacabilmente,
l'ultima parola senza storie ("se la cosa va per le lunghe e non vi decidete, decido io").
Ritengo l'impossibilità di veder implementate queste due condizioni come il
problema maggiore dell'Italia di oggi e l'ostacolo più forte ad ogni sviluppo.
Forse più della politica che, di fatto, ne è il riflesso.
mercoledì 13 maggio 2009
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Non e' utopico questo scenario ... infatti la sede operativa non sara' Palazzo Reale. Secondo me non e' male avere la rappresentanza in centro, poi chi lavora puo' stare altrove ... ma il messaggio di Milano nel mondo e' dato dal Duomo e connessi, non da Quarto Oggiaro.
RispondiEliminaE chi decidera' di investire in Expo (intendo dall'estero) si aspetta di avere la visione di Milano che conosce, e' una banale regola di marketing.
Comunque assolutamente ridicola tutta la manfrina che hanno fatto, su questo non c'e' dubbio.
Ciao
mauro
@maurozz
RispondiEliminaForse non sono stato chiaro nel mio sogno: l'Expo deve vivere ed essere, come tu dici, nella Milano che il mondo si aspetta (Duomo, Brera, perché no, Via Montenapoleone...) e con una rappresentanza ovviamente in centro.
Quello a cui mi riferivo era la location per il laboratorio in cui studiare tutto ciò che dovrà avvenire e che si dovrà fare perché avvenga.
Sono ancora in tempo per fare una scelta "di laboratorio" opportuna, vedremo ...
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