In un precedente
post
avevo detto che avremmo parlato ancora di informazione push vs informazione
pop.
Per chiarire cosa intendo per push e pop vi faccio un esempio musicale.
Supponiamo che mi venga voglia di ascoltare "Perfect day" di Lou Reed.
Posso accendere la radio, ascoltare e, se sono fortunato, potrebbero
trasmetterla. Questa è informazione push: ho una esigenza, forse posso
soddisfarla ma non so quando e, nel frattempo, devo sorbirmi un mare di
altre informazioni di cui non so cosa farmene. Certo, posso cambiare radio
se non mi piace ciò che ascolto, ma passo comunque da una playlist ad un'altra
e, perdipiù, rischio di perdere ciò che mi serve.
Se, al contrario, vado su iTunes, cerco Lou Reed e scarico "Perfect day" ho
informazione pop. Ottengo ciò che mi serve, quando mi serve e solo quello.
La distinzione è, lo riconosco, essenzialmente basata su aspetti pratici.
In realtà se su iTunes non ci fosse "Perfect day" o la radio ammettesse
le richieste (o avesse pubblicato il suo palinsesto e questo mi permettesse
di sapere la data e ora della messa in onda) i casi si scambierebbero.
Prima di internet l'informazione era essenzialmente push: documentarsi era
difficile, costoso e terribilmente lungo (chi non ricorda le ricerche sui
giornali microfilmati?). Inoltre richiedeva lo spostamento fisico (dovevi andare
in biblioteca o dove risiedeva l'informazione cartacea). Non che non ci fosse
la possibilità di una informazione pop, ma questa era riservata ai casi
di stretta necessità. In generale si preferiva ricevere dall'esterno un
qualcosa di già preconfezionato, il cui contenuto era però fuori dal nostro
controllo. I periodici, le riviste, le rassegne stampa sono solo alcuni
esempi. La parte pop di questo era la scelta della pubblicazione da comprare o
cui abbonarsi.
Direte: anche oggi esistono le newsletters e i periodici on-line.
E' vero, ma il loro scopo è, a mio avviso, mutato. Essi rappresentano una
fonte di conoscenza che consultiamo perché esula dal nostro quotidiano ma che
non utilizziamo più per le nostre esigenze informative.
Forse sono stato un po' contorto e ricorro ad un esempio: se su una rivista
pubblicassero la tabella periodica degli elementi, ai tempi dell'informazione
push l'avrei ritagliata e messa da parte perché, se mi fosse servito il peso
atomico del bismuto, ne avrei avuto bisogno. Nel tempo di internet non la
considererei nemmeno poiché le informazioni che contiene le troverei in un
istante anche senza di essa.
Ma, allora, nel mondo di oggi c'é spazio ancora per entrambi i tipi di
informazione? A mio avviso, certamente si e mi piace pensare che l'informazione
pop sia lo strumento e l'informazione push il piacere. Con il pop otteniamo
ciò che ci serve, con il push ciò che non conosciamo.
Personalmente amo ancora sedermi davanti alla televisione e non sapere
cosa trasmetteranno. I più bei film o documentari che ricordo sono proprio
quelli di cui non avevo mai sentito parlare e che in una televisione on
demand non avrei mai cercato.
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Io le chiamo tradizionalmente push e pull. Nell'esempio dei quotidiani il pull è l'utilizzo di un aggregatore (es: Google reader, io preferisco NetNews Wire), il push sono gli alert che mi manda il NYT, meno invasivi della newsletter
RispondiElimina@Antonio
RispondiEliminaIl motivo per cui la chiamo "pop" e non "pull" è che mi riferisco a informazione più specifica di quanto già un aggregatore faccia. Quello che intendo con pop è trovare una risposta ad una domanda specifica e non il limitare il campo.
In questi termini vedo il "pop" come strumento.