Spesso ci si dimentica che un'informazione, per essere tale, deve
essere contestualizzata temporalmente. In altre parole, ha una data
di scadenza dopo la quale, in quel contesto, non è più informazione.
Mi spiego con un esempio: una quotazione di borsa vecchia di
un'ora, a mercati aperti, non è più informazione, ma storia.
Il fatto che sia scaduta ha cambiato il contesto in cui quel dato
assume il carattere di informazione, passando da
quotazioni attuali
(dove non ha più valore) a
quotazioni storiche.
Ovviamente questo non significa che l'informazione, una volta scaduta,
sparisca ma solo che, nel tempo, cambia il contesto in cui essa assume
valore, fino al contesto limite di
assolutamente inutile.
Altrettanto ovvio è che il processo sia reversibile: un dato
assolutamente inutile
può tornare ad essere utile.
Parlando di
diritto all'oblio in rete
avevo già sottolineato l'importanza di contestualizzare temporalmente le
informazioni che vengono pubblicate per permettere a chi le legga di
avere un'idea della loro età. Purtroppo non sempre questo viene
fatto con conseguenze, a mio avviso, pericolose. Fate caso a
quante pagine siano ricche di links alle fonti ma non contengano
una data di pubblicazione.
Se vendo un formaggio devo mettere un'etichetta su cui siano indicati
il mio nome e gli ingredienti (attendibilità e fonti) ma devo
anche mettere la data di produzione e quella di scadenza.
Perché se pubblico una notizia no?
domenica 22 marzo 2009
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